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Articoli di Lorena Bianchetti

Disuguaglianze Economiche

“Basta con l’economia dell’iniquità”, e’ stato questo il grido di Papa Francesco pronunciato il 7 febbraio scorso nel video messaggio trasmesso durante l’evento Le idee di Expo.

Ricordando anche le parole di Giovanni Paolo II, Bergoglio ha sottolineato “il paradosso dell’abbondanza” e la necessità di ricostruire una politica economica capace di mettere al centro non il profitto ma la dignità umana e il bene comune.

Sono tante, troppe le persone che ancora oggi muoiono a causa della fame e dunque dell’incapacità, da parte delle istituzioni, di alimentare un sistema che garantisca cibo per tutti. Le derrate alimentari non mancano, l’equa distribuzione di esso invece si.

Non mangiare significa morire, significa non pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali e, allo stesso tempo lottare, ma solo per la sopravvivenza. Ciò comporta non solo una ferita umana inaccettabile in un mondo globalizzato e che vuole definirsi civilizzato ma anche guerre, violenze attraverso le quali si richiamano attenzioni negate ormai da troppo tempo.

“La crescita delle diseguaglianze e della povertà mette a rischio la democrazia”.
E’ sempre Papa Francesco a lanciare questo allarme nel discorso rivolto ai partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’ qualche tempo fa.

“La democrazia, inclusiva e partecipativa presuppone sempre un’economia e un mercato che non escludono e che siano equi: si tratta allora di vincere le cause strutturali delle diseguaglianze e della povertà”. Istruzione, accesso all’assistenza sanitaria e lavoro per tutti, ecco le chiavi capaci di creare sviluppo in tutto il mondo, compresa l’Italia.

Nel nostro paese la disoccupazione generale, secondo gli ultimi dati Istat che fanno riferimento ad agosto scorso, è del 12,3%.
Sono 3.134.000 le persone che non hanno un lavoro ma che, sempre secondo le statistiche prima citate, lo ricercano attivamente.
Ce ne sono poi tante altre che hanno smesso anche di cercare perché arenate in un tunnel nel quale non vedono via di uscita.
Sono in molti ad essere scoraggiati da un sistema nel quale le dinamiche clientelari piuttosto che il merito sembrano avere la meglio.

E allora come ripartire in un contesto in cui la forbice tra ricchi e poveri continua ad allargarsi ogni giorno di piu? Come restituire gli sforzi fatti da quelle famiglie che sono state per molto tempo ammortizzatori sociali ma che oggi hanno finito i loro risparmi creando una nuova fascia di povertà spesso sottaciuta per una questione di dignità?

Io non ho nessun titolo per dare risposte ma l’augurio e’ che chi ha poteri istituzionali possa ricominciare a sentire davvero il grido disperato di chi non riesce più a vedere il futuro.

Serve una rivoluzione delle menti e soprattutto dei cuori che devono tornare a servire il paese senza protagonismi ma con lo spirito di un lavoro rivolto a mettere al centro l’essere umano e al bene comune.

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