Essere giovani adolescenti oggi, non sempre è facile.
Quella fascia d’età e’, per definizione, difficile perché tempo di sviluppo e di protesta.
Il contesto sociale di questo periodo storico non sempre alleggerisce le prove da affrontare di questi ragazzi: famiglie disunite, videogame promotori di violenza e spietatezza, tecnologie che sgretolano rapporti concreti…ecco alcune delle realtà che non aiutano ad aprire il cuore, a dare forza.
Ribellione, ma anche senso di inadeguatezza, paura e convinzione di non essere compreso, queste le emozioni che, a volte, si accavallano silenziosamente dentro quei giovani che non subito hanno la forza di dare voce alla propria interiorità.
E questi giovani sono quelli che, molto spesso, parlano poco, quelli che avvertono paure continue e quelli che diventano prede e vittime dei cosiddetti bulli. Anche quest’ultimi sono adolescenti ma di introverso e di timido, hanno davvero poco.
I bulli sono coloro che si sentono grandi nello schiacciare i loro compagni, che amano violentarli e ferirli sia psicologicamente che materialmente.
Spesso si servono di compagni, di un branco che, anziché dissuaderli, li incoraggia e li osanna nella spietatezza più totale.
I bulli “uccidono” per il gusto di farlo, secondo alcuni per non guardarsi dentro ma in realtà, operano perché ebbri di un narcisismo capace di non fermarsi di fronte a nulla per sollazzare il proprio egoismo.
Non sempre sono ragazzi sofferenti, anzi. Molto spesso, mi diceva una volta uno psicologo di una trasmissione che conducevo qualche anno fa, sono estremamente sicuri di se’ e desiderosi di potere nel contesto in cui si muovono.
Non hanno pietà e usano come tecnica quella dell’isolamento delle proprie prede. Il silenzio da parte di queste ultime accresce la sicurezza del carnefice. La non reazione e il subire soprusi alimenta una dinamica cosi’ difficile da spezzare che alcuni, non tenendo più la vergogna e l’inadeguatezza scaturite delle umiliazioni continue, arrivano a fare gesti drammatici di cui, troppo spesso, i giornali ci danno notizie.
Non sono genitore e dunque lungi da me dare giudizi ma penso che oggi, più che mai, si debba essere particolarmente attenti agli stati d’animo dei propri figli, instaurare con loro un dialogo limpido, capace di farli sentire a casa senza giudizio e, quando serve, suggerire loro strumenti e strategie per difendersi bloccando meccanismi che, se non presi in tempo, possono provocare ferite che si portano poi per tutta la vita.
È provato infatti che se non si elaborano i traumi, si tenderà a ripetere lo schema del dolore vissuto. Reagire, affrontare momenti difficili aiuta, non solo, ad uscire dall’incubo ma anche a ridare fiducia a se’ stessi acquisendo elementi capaci di bloccare, prima che nascano, dinamiche che nulla hanno a che fare con il rispetto e la dignità umana.