In una società spesso in difficoltà nelle relazioni e anestetizzata nei sentimenti, le dipendenze diventano la via perversa attraverso cui non sentire il dolore del vuoto accumulato negli anni.
La difficoltà nell’esprimere fino in fondo quel grido di solitudine e di insoddisfazione porta alcune persone alla discesa più profonda da cui non sempre si riesce a risalire ed ecco allora che droghe, sesso, gioco d’azzardo, alcool diventano il coltello con cui una persona può lentamente uccidersi prima spiritualmente e poi fisicamente. Secondo alcune statistiche l’alcool e’ tra le dipendenze più diffuse.
Quel bicchiere di vino di troppo entra piano piano nelle vene fino ad invaderle e chiederne sempre di più. Non so se quello che ho scritto e’ ciò che accade scientificamente ma l’immagine e’ quella delle testimonianze che ho ascoltato nelle trasmissioni in cui ho affrontato l’argomento. Una vera piaga che continua ad uccidere la vita di molte persone e dei loro familiari.
Per alcuni il vino e’ associato ad una concezione distorta del significato della parola divertimento. Un modo, in realtà, per creare calore dentro di se’, un calore sconosciuto, si pensa, alla realtà in cui si vive. L’alcol scalda, brucia e stordisce l’infelicita’ che ha preso a cazzotti l’anima di quella persona.
Come uscirne? Secondo alcuni, dalla dipendenza dell’alcol non si esce mai, la si può gestire ma una volta divenuta patologica va controllata non senza la sofferenza del soggetto coinvolto diventando anche ereditaria se si mettono al mondo figli. Secondo altri invece, si debella cambiando il meccanismo mentale che induce a bere.
Non sono un medico, dunque non so quale è la soluzione migliore ma, a sensazione, ciò che sicuramente aiuta e’ una dose di amore immensa che consiste anche nella fermezza di atteggiamenti verso chi gioca spesso sulla pietà e commiserazione come scusa per poter continuare a fare ciò che non si riesce ad affrontare.