Don Matteo e’ arrivato alla nona stagione televisiva superando gli otto milioni di telespettatori, ma c’è anche ‘Madre, aiutami’ o ‘Che Dio ci aiuti’, tre fiction di ambiente religioso che, seppur molto diverse tra loro nei contenuti e nelle proposte di genere ottengono grande consenso di pubblico.
Per quale motivo? Credo che oggi ci sia una grande sete di profondità e di significato e i numeri dell’audience di queste proposte indicano che la gente riconosce nella Chiesa e nelle figure che la rappresenta punti di riferimento, persone a cui affidarsi e di cui fidarsi, figure da seguire con la rilassatezza tipica di chi sa di potersi lasciare andare.
La forte domanda di senso dell’esistenza ha messo a nudo quel relativismo e quella libertà che spesso si e’ svuotata del vero significato proponendosi come libertinismo. Le conseguenze a tutto questo sono state soltanto solitudine, desertificazione interiore e dunque infelicita’.
Ecco allora che il desiderio di ricostruire la propria interiorità, di riempirla di qualcosa che profumi di pulito può, paradossalmente, passare anche da un approccio televisivo di questo tipo. I buoni sentimenti di ‘Don Matteo’ riportano a quella genuinita’ che molti hanno vissuto e respirato nell’infanzia, nel periodo della vita in cui i nostri occhi e il nostro cuore riescono a vedere il mondo attraverso una lente meno incattivita, meno vigile e meno avvezza al brutto.
Ma il successo delle fiction religiose forse e’ anche da ricercare nel desiderio di tutte quelle persone per bene di sentirsi meno sole. Fino a qualche tempo fa, la società faceva, in modo subdolo, passare come perdenti gli onesti mentre il maledetto e lo spregiudicato erano i forti, quelli da ammirare.
Tutto questo finalmente si sta ribaltando, c’è un sussulto di tutte quelle persone che la sera, per distendersi davanti alla televisione, cercano programmi in cui si possano riconoscere. Programmi in cui si ricorda loro che la scelta del bene che hanno fatto nella vita e’ quella giusta.
Credo fortemente nel ruolo sociale e culturale della televisione; essa deve essere al servizio del bene comune, deve promuovere la dignita’ della persona umana e deve aiutarla a non farla mai sentire sola o derisa se sceglie tutto ciò che e’ luce. Anche in questo modo la nostra società supererà la crisi; anche attraverso proposte televisive di questo tipo gli animi saranno più sensibili a fare quelle scelte di carità capaci di farci essere veramente felici.