Parlare di pace oggi e’ quanto mai necessario.
Le urla strazianti delle vittime dei conflitti che si consumano davanti agli occhi del mondo sono lo specchio di una storia che scorre ma che non si evolve.
Le guerre ci sono da sempre e i risultati ogni volta, non cambiano: morte, dolore, disperazione.
Ma come è’ possibile che non si riesca a vedere tutto questo? Come è possibile che il passato non abbia insegnato la perversione del male?
La guerra non risolve, cancella. Non rivendica diritti, li distrugge. La violenza, la barbarie non solo uccidono fisicamente ma distorcono il vero volto dell’essere umano. Iraq, striscia di Gaza ma anche Africa, Ucraina, Colombia…..A guardare la mappa del pianeta sono tantissimi i paesi attualmente in guerra.
Papa Francesco, qualche giorno fa, durante il viaggio di ritorno dalla Corea ha detto che è in corso una terza guerra mondiale ma a pezzi ed ha aggiunto che dove c’è un’aggressione ingiusta e’ lecito fermare l’aggressore. Ha poi precisato, fermare e non bombardare o fare la guerra. A violenza non si può rispondere violenza: l’odio non si blocca con l’odio perché altrimenti si fa il suo gioco. E’ il dolore a gongolare il male e il sangue, l’eau de toilette di quello del “piano di sotto”.
Cosa fare di fronte a tutto questo? Intanto non girarsi dall’altra parte, non è il confine geografico a distanziarci dalle responsabilità. Poi, non vendere ciò che veicola la guerra e cioè gli armamenti. Non si possono fornire armi a chi vuole fare la guerra.
E’ come dare una dose di cocaina a chi sta morendo di droga oppure è’ come ospitare in una sala gioco chi ha scommesso anche su se stesso. E non bastano più le parole, e’ finito il tempo in cui ci si vende bene mediaticamente.
Le istituzioni devono agire, compromettersi per consolidare così quella CULTURA della PACE che, in realtà, dovrebbe essere diffusa, istillata e vissuta nella quotidianità. Non può esserci pace senza giustizia. Il mondo non è in equilibrio se da una parte la gente muore di fame e dall’altra straborda nella ricchezza. L’Economia mondiale deve essere ridisegnata e la cultura della condivisione affermata.
Solo dall’impegno di ogni giorno, solo nel trionfo ogni volta della giustizia si riusciranno a creare cuori capaci di rifiutare e vedere come fallimentari le guerre, quelle di ogni tipo.